Era da un po' che sentivo parlare di quest'articolo e finalmente sono riuscita a reperirlo!
Mi incuriosisce sapere cosa ne pensiate, alla luce delle vostre esperienze !
Condividete in pieno ?
Oppure non siete per niente d'accordo ?
Grazie sin da ora qualunque sia il vostro pensiero !!
La barca è un’isola: meglio senza donne
di Cino Ricci
BOLINA Nº 129 - Febbraio 1997
Mi hanno chiesto più volte perché, nel formare un equipaggio, non mi sono mai rivolto a elementi femminili. Tra i velisti c’è una remora mentale, tipicamente mediterranea, nei confronti delle donne. E io stesso le considero persone più da coccolare che da comandare. Nella vela sportiva la scelta dell’equipaggio si fa sempre alla ricerca del meglio, ed essendo poche le donne che la praticano, le loro chance sono minime.
Le donne a bordo portano sfortuna? Non ci credo, ma so che quando a bordo c’è una donna, bella o brutta che sia, tutti la guardano e si scatenano gelosie: gli uomini vengono portati a gareggiare per mettersi in mostra, rompendo quell’equilibrio del- l’isola piccola che è una barca. Una donna che a bordo parla più con uno, piuttosto che con un altro, può scatenare situazioni incontrollabili.
Noi italiani, poi, non siamo duri d’animo, per cui, a bordo finisce per venir meno anche la regola fondamentale “una mano per te e una per la barca”, alterandola in “una mano per te, una per la barca e una per la donna”. Non abbiamo tre mani e quindi, prima o poi qualcosa non funzionerà. Altro che sfortuna!
Se c’è una donna a bordo, qualcuno si sentirà in dovere di proteggerla, portare i pesi per lei, evitare a ogni costo che lei soffra. Immaginate di essere a prua, con vento forte, mentre tirate giù un genoa. Se avete vicino una ragazza che soffre, dedicherete inevitabilmente un occhio anche per lei.
Abbiamo visto che un equipaggio di donne è arrivato in finale per la Coppa America: quelle ragazze erano allo stesso livello degli uomini. Ci sono Isabelle Autissier, Catherine Chabaud, che corrono ad altissimi livelli nel Vendée Globe, il giro del mondo senza scalo. Queste donne non hanno nulla di meno, come tecnica, dei velisti di sesso maschile. Per andare a vela non occorre forza bruta, lo dimostrano due ragazze assolutamente normali come la stessa Autissier, che alza una randa di un 60 piedi, o la Florence Artaud, capace di far corre un catamarano a 25 nodi.
Ma evidentemente queste sono eccezioni, perché a me non è mai capitato di incontrare donne italiane che sanno davvero andare in barca. Ho sempre avuto a che fare con ottime deriviste, ma senza alcuna cognizione della navigazione d’altura. Forse sono stato sfortunato, ma finora ho conosciuto solo veliste che non hanno nessuna voglia di soffrire.
Inoltre mi hanno sempre dato fastidio quelle donne veliste che approfittano dell’appartenenza al sesso femminile per creare curiosità intorno a loro. Gli equipaggi di ragazze che ho incontrato finora in Italia si sono tutti barricati dietro il fatto che essendo del sesso femminile non sono tenute a far emergere altre qualità che hanno sicuramente.
Skipperfive