I dimenticati della Ostar

Data 15/6/2009 11:50:00 | Categoria: Curiosità

Una volta la Ostar, la più antica regata oceanica, era un evento mitico al quale partecipavano velisti mitici, e sporadicamente qualche italiano ancor più mitico. Poi le regate oceaniche si sono moltiplicate, la Ostar ha cambiato varie volte nome ed è stata persino vinta da un italiano (il grande Ciccio Manzoli), la vela oceanica è cambiata parecchio e l'Italia è stata presa un po' in contropiede, risultando assente dai grande eventi come i giri del mondo in solitario (a tappe o senza scalo) e in equipaggio (la Volvo Ocean Race sempre più evento globale). Noi italiani della vela siamo belli, cool, abbronzati e vincenti nelle regatine di un giorno in location alla moda, però scompariamo quando c'è da attraversare un oceano tra iceberg e temporali.

Questo è il clichè, al quale si adeguano anche i media, dando origine a un circuito perverso dal quale sembra difficile uscire. Ma dobbiamo provarci e ci proveremo con sempre maggior forza.


Ad aiutarci ecco la Ostar 2009, in corso in queste ore (i primi sono vicini all'arrivo), con ben 4 italiani (un paio messi ottimamente in classifica), che saranno più o meno cool e fashion, ma sanno usare i mezzi della moderna comunicazione e, soprattutto, vanno rispettati per il valore tecnico, marino, umano delle loro imprese (quella di arrivare al via della regata e quella di portarla a termine).

Qualche loro flash, come in un rapido montaggio.

Dal diario di Roberto Westerman, che gareggia su Spinning Wheel, un 40 piedi disegnato dall’architetto milanese Paolo Mascetti, ed è 3° in classifica: “Bella nottata quella appena trascorsa, con tutti i bordi piatti, la corrente la bonaccia e i transponder...spenti. Così all'alba ero sicuro di aver perso 40 o 50 miglia, non è stato così per fortuna. Quando all'alba ho capito che avevo perso qualcosa ma che non era una Caporetto mi sono fatto un risotto e sono andato a dormire un'ora, tanto miglio più miglio meno. Non ho ancora capito se è obbligatorio averli a bordo o tenerli accesi boh chiederò alla giuria, comunque è facile, quando manca una posizione è perché ...gatta ci cova.”

Scrive Luca Zoccoli da bordo dell'Open 35 Jenny 81, invelato dalla nuova One Sail di Andrea Fornaro, sul suo blog (gemello del nostro), 6° in classifica: “Ci sono dopo giorni di vento forte .. 19 nodi gps.... rotto praticamente tutto ... trasto randa, binario randa, terza mano, frullone e febbre per due giorni alla disperata ricerca di un difetto di connessione che la faceva cadere di continuo ci sono... quasi i ghiacci un po' stanco ma felice come un bambino e In Direzione Ostinata e Contraria...Hasta La Vittoria....”

E infine il giovane torinese Marco Nannini, 9° in classifica con il suo Sigma 36 (un monotipo superclassico della vela britannica), British Beagle, e che è anche attivo in una campagna di raccolta fondi per l'Institute of Cancer Research): “Tempo imperdibile oramai da ore, soprattutto se soffrite di reumatismi, umido, grigio, nebbiolina, pioggerellina, sede di una delle migliori cliniche svizzere per eutanasia. il vento gira e cala, man mano che cala stringo l'angolo per mantenere un buon vento apparente e buona velocita' se continua cosi' magari riesco a sfrancare i venti leggeri senza troppi danni alla posizione.”

Non scrive ma naviga, infine, Gianfranco Tortolani sull'Adventure 30 Open Città di Salerno.


Fabio Colivicchi

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