Mini 6.50: Les Sables - Les Acores - Les Sables

Data 28/8/2008 8:49:38 | Categoria: La vela nella realtà

Mini 6.50Si è conclusa la seconda edizione della regata della Classe Mini Les Sables - Les Acores - Les Sables, una alternativa alla Transat 6,50 che si è corsa per la prima volta nel 2006.

La regata, in solitario, in due tappe, da Les Sables d'Olonne a Horta, isole Azzorre, e ritorno, con un percorso di 1270 miglia, è stata vinta dal 24enne portoghese Francisco Lobato, già secondo nella scorsa edizione.

23 i Mini, sui 49 iscritti, che hanno concluso la regata; quinto, nella seconda tappa, l'italiano Riccardo Apolloni.

Pubblichiamo di seguito il "diario di bordo" di Stefano Paltrinieri, della classe Mini 6,50 Italia:

"La foto di Riccardo all'arrivo sottende mille emozioni.

Quella non è una cardinale qualsiasi bensì la Nouch Sud davanti al porto di Les Sables che costituiva l'allineamento per l'arrivo dei partecipanti.


Mille e mille volte i concorrenti avranno immaginato la sua sagoma, sia durante la regata; quando tutti sapevano che una volta arrivati lì le sofferenze ed i pericoli sarebbero finite; sia nei mesi precedenti la partenza.

Personalmente, nei giorni della vigilia, facevo quotidianamente una capatina, con ogni pretesto, sulla diga foranea, per darle una sbirciatina e provare ad immaginarmi come sarebbe stato bello guardarla "dall'altra parte". Purtroppo, e non sono stato il solo, non ho avuto questo privilegio!

A Riccardo nella foto mancano solo pochi metri, eppure sta tirando ancora, con lo spi a riva: sa benissimo che la classifica è sulla somma dei tempi e non vuole lasciare per strada neppure pochi secondi.

La sua bravura e costanza saranno premiate con un fantastico sesto posto che gli permette di superare Romanelli e Giacomozzi nella classifica dei migliori italiani in una Oceanica Atlantica sui Mini. Il nostro augurio, le premesse ci sono tutte, è che possa ripetersi anche nella Transat del 2009.

Però…

Avete letto il suo breve resoconto? Riccardo ha il dono di riuscire a condensare tutto in poche righe, dense di ironia, autoironia e competenza.

Non è una mammoletta impressionabile ma quello che mi pare trasudi in ogni riga è lo sgomento per gli scampati pericoli.

"Ora sono sano e salvo" recita dopo l'arrivo.

Nei commenti di Lobato si citano egualmente i pericoli di rovesciamento, corsi dal fortissimo skipper in almeno in 2 occasioni. Solo solo 22 i classificati ed anche tra questi le male vicende si sprecano.

Per Lecuna, Desfeux e Sineau l'avaria dei piloti ha reso la regata un Golgota doloroso, con il sovrappiù, per gli ultimi 2 della rottura delle pale dei timoni.

L'insufficienza energetica per gli apparati di bordo ha costretto Marine e Champion a cercare i limiti della propria capacità di sopportazione del dolore per arrancare fino all'arrivo. Le noie meccaniche all'albero ed al sartiame hanno costretto all'angoscia perenne Sandrine e Cardonà, sempre con la spada di Damocle del disalberamento sul capo, e lo stesso è successo a Lecuna nella prima tappa.

I fastidi di un disalberamento in pieno Oceano, con tutto l'immaginabile corollario di superlavoro logistico, l'ha sperimentato il mio amico Remy Andrean, sul suo Mistral.

Dalin, secondo tra i Serie, pur nell'entusiasmo di un fantastico piazzamento alla sua prima regata Oceanica, conclusa senza rotture di rilievo, nel suo racconto lancia lì di avere evitato per miracolo una collisione con un peschereccio, da lui scorto a non più di 50 m. di prua, al risveglio dopo una siesta, mentre planava a più di 12 nodi!

La sua stessa fortuna non l'anno avuta Debled, nella prima tappa, ed il povero Le Pape, aficionado del GPI, il cui volo è stato atrocemente troncato a 30 miglia dall'arrivo.

Ricordo che Bond girava con una specie di cardiofrequenzimetro al polso nei giorni della vigilia. Faceva parte di un programma di monitoraggio organizzato dal suo centro di allenamento per ottimizzare i tempi di lavoro-sonno in navigazione.

Di meglio, quindi, non si sarebbe potuto fare… eppure l'inglese, dormendo troppo a lungo, ha beccato il basso fondale Le Barges,situato a 2 miglia a nord di Les Sables.

Buon per lui che la marea montante lo ha liberato dal tragico abbraccio delle rocce, lasciandogli come unici danni un po' di sbucciature alla barca ed una posizione in classifica.

Naturalmente non stiamo a citare i soliti problemi alle vele, ai buttafuori, alle ferramenta dei timoni… quelli hanno sempre fatto parte del gioco e non meritano citazioni particolari.

Qualcuno penserà: ma cosa vuoi dimostrare con questa litania di catastrofi?

Non sarà che il tuo ritiro ti ha condizionato negativamente a proposito delle Transat?

Credo di no.

Citando fatti incontrovertibili intendo solo argomentare che tutti noi appassionati di Mini dobbiamo scendere coi piedi ben per terra. È facile pensare alle Oceaniche solo come splendide cavalcate, sotto il cielo punteggiato di cumuletti, con l'arrivo in posti di fiaba, col solo fastidio di qualche spruzzo di acqua salata negli occhi e le terga un po' arrossate ed umide.

Certo: tutto questo esiste ed è il motivo per cui molti ci ritornano e tanti, per fortuna del movimento, ogni 2 anni... anzi ora ogni anno, ci tentano e ci tenteranno.

Credo tuttavia che io, col privilegio di 2 campagne organizzate e con questa tribuna a disposizione, abbia il dovere di mettere in guardia i candidati al sogno e rendere pubblico ciò che finora trapelava solo in qualche bisbiglio dei veterani su qualche banchina od al ristorante, dopo le regate.

Organizzare da soli o con solo un'amico (come quasi sempre avviene) queste regate è stressante, faticoso e costoso.

Ora sappiate che può anche diventare PERICOLOSO, se non per l'incolumità degli skipper, di sicuro per quella delle barche… ed in men d'un Amen il sogno può diventare un'incubo.

Su col morale però!

Navigare sui Mini resta la cosa più bella del mondo e, per fortuna, esistono regate più brevi in doppio od in solitario, con ridossi più vicini, copertura meteo attendibile, logistica e costi "umani". Sono così più facili da gestire, e se ne possono correre più di una a stagione.

L'esempio è sotto gli occhi: non tutte le centinaia di Mini francesi corrono le oceaniche, ma si è stabilizzato e radicato profondamente un movimento di specialisti che rivaleggiano in gran numero a costi e rischi accettabili.

Poi, si sa, tanto più sono questi, tanto più possono diventare numerosi gli irriducibili sognatori dell'avventura della vita…"


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