Panoramica della Cantieristica Italiana

Data 21/7/2008 8:53:32 | Categoria: Curiosità

La nautica da diporto italiana come impiego del tempo libero è una conquista sociale abbasta recente, essendo iniziato appena negli anni cinquanta, con poche migliaia di imbarcazioni e gran numero di natanti di tipo tradizionale, come lance, gozzi e passere. Nel giro di quarant'anni si è giunti a circa 800.000 unità da diporto, ma mentre le barche da crociera sono aumentate più o meno a 100.000, quelle da diporto lungo costa e per la pesca sportiva sono cresciute a oltre 700.000.

Coinsiderate le potenzialità, rapportabili allo sviluppo delle coste e alla posizione dell'Italia nel centro del Mediterraneo, la crescita del settore è rimasta notevolmente al di sotto delle previsioni e delle aspettative. Molti sono gli elementi di disturbo: crisi economiche nazionali e internazionali ricorrenti; eccessiva pressione fiscale nei confronti dei diportisti e del prodotto barca; controlli a mare eccessivi e ripetitivi; concorrenza di altre attività di tempo libero e sportive; difficoltà nei processi di sviluppo aziendale per passare da gestioni prettamente artigianali a gestioni professionali, infine, ultima ma non ultima, la carenza cronica di posti barca. Tuttavia, ciò non ha impedito la crescita della cantieristica per il diporto, che è riuscita a conquistarsi grande prestigio e, quindi, importanti percentuali di mercato all'estero.


Addirittura, vi sono stati momenti di grande sviluppo, che hanno fatto parlare di boom di diffusione e di vendite, ma tutto si è stemperato nella crisi di mercato iniziata nel 1990 e tuttora perdurante.

Ciò nonostante, le barche italiane, insieme all'abbigliamento, sono divenute la bandiera dell'estro e della genialità nazionale e hanno lasciato la loro impronta nella storia del diporto, con uno stile inconfondibile, che tutto il mondo ha battezzato, con semplicità anglosassone, Italian Style. E a questo stile si sono ispirati e uniformati, in pochi anni, i cantieri inglesi e scandinavi, che hanno tralasciato l'impostazione nordica delle loro costruzioni per dar vita a imbarcazioni "mediterranee", che sono divenute nostre temibili concorrenti.

Poi, in tempi più recenti, ma più temibili per le loro potenzialità, i cantieri statunitensi. Ora anche la loro produzioine è mediterranea, ma non ci hanno superato. Infatti, la nostra cantieristica, con una produzione dal look così moderno, è tuttavia antica e affonda le sue radici nei tempi gloriosi della marineria velica, con generazioni di artigiani che nell'evoluzione dei tempi sono però sempre rimasti legati al mare e alle barche. E ciò spiega l'esistenza di numerose maestranze specializzate, in aree geografiche che narrano le loro glorie marinare solo al citarle: Liguria, Triveneto, Toscana, Romagna, Lazio, Campania, Sicilia, Calabria e Puglia. Queste maestranze costituiscono un patrimonio che tutti ci invidiano e che racchiude anche il segreto del successo italiano, al di la dei nomi prestigiosi di progettisti, stilisti e cantieri. In molti casi, i magnifici interni delle nostre barche sono autentici capolavori di ebanisteria come, ad esempio, quelli delle barche del veneto Camuffo, dei Cantieri di Pisa, dei viareggini Benetti, Fipa Italiana, Gianetti, San Lorenzo, Versilcraft, Codecasa, Tecnomarine, dei piemontesi Azimut e Mondo, dei liguri Cantieri Navali di Lavagna, Baglietto-Azimut, Santa Margherita di Spertini, Sangermani, Uniesse, e degli altri nelle varie regioni: Riva, Ilver, Alfamarine, Cantieri del Golfo, Posillipo, Rizzardi, Fiart, Ferretti, Giorgi, Mochi, Nicolini, Bugari, Raffaelli, Marchi, Dalla Pietà, Arredomar, VZ ecc.ecc.

Anche quando sono di serie, le barche italiane sono sempre artigianali e costruite adeguandosi ai desideri dell'armatore, "Stradivari" di Camuffo, ai filanti scafi sportivi di Riva, Bruno Abbate e Tullio Abbate, Cantieri di Sarnico, B.B.Tecnomar, Cantieri Navali di Roma, Cantieri Navali dell'Adriatico, Colombo, Conam, Carnevali, Cranchi, Della Pasqua e C., Rio, Gobbi, Gari, Iniziative Industriali Italiane (Sea Arrow), Alpa, Performance ecc. ecc. fino agli "sfiziosi" gozzi di Aprea Mare.

Solo scendendo di dimensioni si può parlare di costruzioni in serie e ricordiamogli stabilimenti Sessa, Cranchi, Gobbi, Colombo, Molinari, Arkos, BM Nautica, Mostes, Capelli, Concord, Gari, Plastimare, Castoldi, Ranieri ecc. ecc., molti dei quali nella zona dei laghi lombardi, ma quasi tutti nell'entroterra, perché per costruire barche piccole è più economico.

Un comparto a sé, molto sviluppato, è quello del battello pneumatico, con circa quaranta costruttori nazionali, cioè più del 50 % dei costruttori europei, con fabbriche, come la Novamarine, che vende i suoi gommoni anche alla Coast Guard americana.

Ma oltre ai nomi citati, lungo le coste italiane e sui laghi vi sono una serie di piccoli cantieri che costruiscono one off a vela e a motore, oppure piccole serie di barche a prezzi estremamente economici, che in genere, più che al Salone Nautico Internazionale di Genova, il più importante boat show italiano, vengono presentate ai saloni nautici: Salone del Mare, di Roma; Nautex, di Rimini; Nauticsud, di Napoli; Salone Galleggiante dell'Adriatico di Jesolo e manifestazioni a carattere locale.

Quindi, un'industria attenta al progresso, che guarda oltre i confini nazionali e si sta preparando al vero impatto col grande mercato europeo, che avverrà nei prossimi anni.

Lucio Petrone
Nautica On Line





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